Triste America, il rovinoso dipinto degli Stati Uniti di Michel Floquet

Triste America di Michel Floquet (Neri Pozza, 2016) ritrae gli Stati Uniti entro cui è allignato il bacino elettorale che ha regalato la presidenza a Donald Trump. Floquet svela la faccia nascosta dell'America. Quella degli squilibri sociali, del razzismo e della violenza.

Una precisazione. Triste America di Floquet non è un saggio per esperti di politica ed economia internazionale. Al contrario, Floquet sceglie uno stile fluido e godibile, quasi romanzato, raccontando numerose storie in forma aneddotica. Siffatto punto di vista, più umano rispetto a un'austera trattazione saggistica, ci porta anche emotivamente nel fulcro delle ingiustizie e delle contraddizioni degli Stati Uniti.

Chi è Floquet? Michel Floquet è un reporter francese. Lavora a Washington come corrispondente di TF1, canale generalista francese, di cui è vice direttore.

Floquet, Triste America, Neri Pozza 2016
Fonte della foto: neripozza.it

Per raccontarci il crollo del sogno americano, Michel Floquet resoconta di una serie di dati. Eccone una carrellata veloce:

  • I più ricchi d'America – veri e propri nababbi – rappresentano lo 0,1% della popolazione, e detengono quasi un quarto della ricchezza nazionale. Ciò significa che una fetta minuscola della popolazione si è arricchita – e il trend non è affatto invertito – esacerbando le diseguaglianze, che hanno raggiunto picchi incredibili. Basti pensare che un imprenditore guadagna trecento volte più del suo operaio. Le tasse contribuiscono ad esasperare la situazione: gli americani più benestanti – osannati come perfetti interpreti del mito americano – sono tassati al di sotto del 20%, mentre i loro dipendenti hanno i salari decurtati dal 25 al 30%. I dati relativi alla distribuzione della ricchezza e al sistema tributario testimoniano la strenua volontà di sostenere lo spirito d'impresa, la cui conseguenza è semplice: i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri.
  • Le spese scolastiche sono aumentate del 440% in venticinque anni. Gli americani medi fanno sacrifici per mandare i figli a scuola; spesso ricorrono ai prestiti con relativo, inevitabile, indebitamento (1.160 miliardi di dollari di debito per motivi di studio nel 2015). I risultati di tale processo sono facilmente intuibili: la mobilità sociale è annientata. La stragrande maggioranza degli studenti universitari è composta dai rampolli dei ricchi. È per questo che negli Stati Uniti c'è richiesta di laureati in molti settori.
  • I controlli sull'alimentazione sono irrisori. Negli Stati Uniti muoiono oltre 3.000 persone all'anno per intossicazioni alimentari – soprattutto poveri e neri.
  • Ogni giorno mancano 1,5 milioni di uomini neri (clicca qui per visualizzare l'interessantissimo studio del New York Times citato da Floquet). Dove sono? In carcere o morti, per lo più ammazzati.
  • L'1% degli adulti americani è in carcere. Esattamente: una persona su cento. Nemmeno Cina, Iran o Corea del Nord raggiungono questi numeri. Gli Stati Uniti contano il 25% dei prigionieri di tutto il mondo.
  • Vi sono in media 11.000 morti l'anno per colpi d'arma da fuoco; 90.000 i feriti. Le cause principali di questo genocidio sono la diffusione incontrollata di armi e la polizia dal grilletto facile – le cui vittime preferite sono i neri.

Di seguito, elenco alcuni degli argomenti approfonditi da Floquet: la povertà – esemplare il caso dei working poor, cioè dei lavoratori stipendiati che vivono in condizioni di grave indigenza –; il sovraffollamento delle carceri – si finisce dentro per delle autentiche inezie, leggere per credere –; la fallace regolamentazione della vendita delle armi e le sue nefaste contraddizioni; il razzismo – al quale nemmeno Obama è riuscito a porre un freno –; lo stato di guerra permanente che gli USA combattono nelle missioni internazionali; il controllo totale della vita privata – a opera di sedici agenzie governative, tra le quali spicca la CIA –; le elezioni e i programmi politici pilotati dal capitale privato.

L'ultimo tema accennato merita una postilla. Uno dei motivi del successo di Trump è l'autofinanziamento delle elezioni; ciò comporta che Trump, avendo sborsato ogni dollaro della sua campagna elettorale, non dipende dalle richieste di un investitore esterno, ma può agire in piena autonomia.

Michel Floquet non salva proprio nulla degli Stati Uniti. Così facendo, il suo lavoro perde un pizzico di lustro. Oltre ai dati e alle vicende raccontate, l'autore riversa nel testo opinioni palesemente personali – la più evidente è la descrizione degli americani come un popolo che non è in grado di abbozzare un sorriso passando per strada. Ciò non toglie che Triste America sia un libro illuminante, che ha il grande merito di saper parlare a un'ampia fetta di lettori non specializzati, mostrando gli esiti disastrosi del modello globale che cerchiamo di emulare da più di un secolo.


Paolo Ceccarini