Il legame tra Pop Art e società dei consumi. E ancora un po' di Pop Art

Oggi parliamo di Pop Art, corrente artistica che si è sviluppata a partire dalla seconda metà del '900 negli Stati Uniti.
Il nome Pop Art è un’abbreviazione del termine “Popular Art”, da non intendersi con l’accezione di “arte del popolo”, bensì con il significato di Arte di massa. Una tipologia di prodotti artistici creati con lo scopo di raggiungere tutti i ceti della società, senza preoccuparsi della "perdita dell’aura" dell’opera stessa, citando Walter Benjamin con il suo illuminante libro L’opera d’arte nell'epoca della riproducibilità tecnica.

Gli Stati Uniti degli anni '50: la nascita della Società dei consumi
Elettrodomestici scintillanti nelle case; per le strade cartelloni pubblicitari e sgargianti locandine di spettacoli teatrali, riviste patinate, negozi pieni di oggetti invitanti. Questo è ciò che si incontrava in una metropoli americana della metà degli anni ’50. Ci troviamo in una società che, superato il secondo conflitto mondiale, recupera in pochi anni la floridezza, e lo spreco non è più condannato.

Uno dei fondamenti che porta alla nascita dell’arte in serie è il concetto di produzione non più orientata alla mera soddisfazione del fabbisogno. Se fino a una decina di anni prima l'offerta è ridotta ai bisogni primari, negli anni '50 il crescente benessere del popolo americano consente la produzione di beni non indispensabili - quelli che, per Marcuse, danno origine ai falsi bisogni [L'uomo a una dimensione, 1964]. È la nascita della Società dei consumi [J. Boudrillard, 1976].

Il processo di rinnovamento socioeconomico e culturale dei fifites americani è indissolubilmente legato all'evoluzione e alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. La televisione, medium più efficace della radio, grazie al suo impatto visivo, comincia a imporsi decretando gusti, abitudini, mode e tendenze. Si assiste a uno stravolgimento dei canoni di bellezza che influenza in modo incisivo la Pop Art.

In questa rivoluzione semantica, il focus degli artisti scivola dall'interno all'esterno, cioè dall'espressione individuale alla società dei consumi, rendendola protagonista dell'arte stessa. Così, gli oggetti di uso comune diventano soggetti artistici, la merce si trasforma nel feticcio, in un'esaltazione del banale e del quotidiano. Gli artisti americani urlano la propria identità artistica illustrando l'humus culturale in cui sono immersi, sofisticando i canoni estetici per adeguarli alla contemporaneità. In questo movimento non c'è un'aperta ribellione - come accadeva, ad esempio, nel Dadaismo che, anticipando alcuni stilemi della Pop Art, convertiva l'oggetto di uso quotidiano in arte di rottura -: la Pop Art è una testimonianza caricaturale e ironica del suo tempo, una confluenza di significato e significante, di concreto e astratto.
Per rappresentare questa fusione, vengono utilizzate le forme di espressione e comunicazione "di massa", i fumetti e le pubblicità in primis, sfruttando la serigrafia, tecnica principe della Pop Art, che permette la riproduzione seriale delle opere. La serigrafia è una tecnica di stampa molto antica, in cui il colore viene fatto passare  attraverso un tessuto steso su un telaio.

Una piccola selezione di esponenti della Pop Art. 
Se Andy Warhol è considerato l’icona simbolo della Pop Art, accanto a lui troviamo altri artisti degni di nota.

Roy Lichetenstein, americano, uno degli artisti più noti della Pop Art, porta nei salotti borghesi americani le scene della guerra - da lui vissuta - e i grandi capolavori della Storia dell’Arte riprodotti in forma di comic (fumetto). Tra i tanti, segnaliamo la “Dora Maar di Picasso, ridisegnata in tipico stile Pop Art.

Roy Lichtenstein - Woman with Flowered Hat
foto di: www.artslife.com
      Pablo Picasso - Dora Maar au Chat
          foto di www.wikipedia.org

Mimmo Rotella, poliedrico artista italiano, famoso per i suoi cartelloni cinematografici. Visse negli States tra il '51 e il '52.

Mimmo Rotella. Foto di www.artslife.com
Robert Rauschenberg, fotografo e pittore americano, si avvicina molto alla Pop Art per tecniche e tematiche, pur non facendone formalmente parte.

Retroactive II 1964, Museum of Contemporary Art (Chicago)
foto di www.artslife.com
Insomma, la Pop Art è una corrente artistica degna figlia del suo tempo, condannata e osannata, influenzata e influencer, come si dice oggi, che avrebbe fatto impallidire qualunque artista estraneo all'incipiente mondo patinato dei consumi.


Diana Venturelli
Paolo Ceccarini