Il romanzo delle fratture scomposte: La colpa di Lorenza Ghinelli

Ve lo dico subito: nel romanzo La colpa di Lorenza Ghinelli i personaggi si fratturano in continuazione. Ossa rotte, incidenti, febbri micidiali, morti. E soprattutto sfiga, sfiga a go-go.

Eviterò di soffermarmi sulla trama in maniera eccessiva cosicché possiate acquistarlo senza vedervi rovinato il finale. Massì, spendete questi dieci euro (pochissimo!) e fatevi il Ferragosto in paranoia! 

Fermi tutti, sto scherzando. Andate oltre.
Oltre le ossa rotte.

I protagonisti sono tre ragazzi - devo ripeterlo - sfigatissimi. Ma proprio issimi issimi.
Estefan ha assistito alla morte del fratello neonato, Martino è stato vittima di un episodio di violenza orribile e Greta ha perso i genitori appena nata. Esclamerete: mammamia, dev'essere un mattone allucinante. Invece no. 
Si legge con facilità. Merito del ritmo serrato, che lo fa scivolare via tutto d'un fiato, e di introspezioni che sono pesantucce, sì, ma neanche troppo. Sarò pazzo, ma mi fa pensare più all'azione che al massacro psichico. Gli argomenti più delicati e disturbanti, dopotutto, vengono trattati in modo piuttosto leggero e talvolta scherzoso.

La trama scroscia, ti cade addosso; è ben congegnata e rilascia i suoi pezzetti poco a poco, in modo sapiente e ordinato, senza tempi morti. Insomma: lo schema che c'è dietro al libro non grava sulla lettura, aiutato anche dal ritmo che a mio avviso è il punto di forza. Il libro si mangia in due giorni.
La Ghinelli ci sa fare, potrebbe venderti una mano mozzata e tu saresti lì a dire: ooh, che bella, che belle dita. Meravigliosa.
Mi chiedo se la Scuola Holden le abbia fatto bene. 

Da scrittore, seppur novellino, mi pare di individuare alcuni "riempitivi", cioè dei passaggi concepiti non solo per andare a fondo, ma anche per allungare il brodo. Non scandalizzatevi: lo fanno tutti. Ebbene: non annoiano. Lorenza non si mette a cercare personaggi inferiori dei quali non frega un cacchio a nessuno. Tira fuori ancora sangue dal trio di disgraziati.

L'aspetto che ho trovato ripetitivo è l'introspezione di Estefan. Ben congegnata, tamburellante e dalla buona resa, ma a lungo andare le paranoie di Estefan rompono i cosiddetti.
Una buona mente visionaria e cupa, comunque. Fa pensare all'horror, e infatti il suo primo romanzo, Il Divoratore, è proprio un horror.

Altra pecca, a mio modesto avviso, è il finale. Una freccia rapidissima, che spezza la narrazione tra riscatti e qualche dimenticanza - forse - della scrittrice. Ovviamente include fratture scomposte e quant'altro. 
Il ritmo di questa parte è troppo veloce. E le allucinazioni dei personaggi sono esagerate, complice il lessico [v. più avanti]. Il colpo di scena, infine, è paradossalmente trito.
Tirando le somme: non è un brutto epilogo, ma mi aspettavo qualche parola e qualche svolta in più. 

COSA MI E' PIACIUTO DI MENO? LO STILE.
All'inizio proprio non lo mandavo giù. Interpunzione selvaggia, anzi punti selvaggi. Non dico che vadano bene i periodi alla Proust, però ogni tanto una subordinata ci poteva stare.
Al di là della punteggiatura, a ogni modo, è il lirismo che mi sembra a tratti forzato, il lessico che vuole essere sempre accattivante e troppo young, mi verrebbe da dire.
Qualche esempio, aprendo il libro a caso:
"E prova ancora angoscia con la A maiuscola. Maiuscola come Mamma che urla dall'abisso."
"Potrebbe avere il tempo per pensare (...) ma sarebbe come pettinare l'oceano." 
"E se e se e se.
In loop. Perché le ossessioni migrano: sono nugoli di nere mosche che sfaldano le forme del mondo e lo devastano."
Per quanto non apprezzi alcune soluzioni scelte sintattiche e lessicali, resta comunque ben fatto.

In conclusione: io vi manderei a comprare un bel libro del Dalai Lama per migliorare il pianeta, ma se volete sollazzarvi con la narrativa, La colpa può essere una soluzione.  E' piacevole, scritto e strutturato con grande attenzione. Squallido a dirsi per un libro, ma siamo consumatori: ha pure un rapporto qualità prezzo molto interessante! 
Lo consiglio come studio ai pivellini della scrittura. Come me.



CURIOSITA': PERCHE' L'HO LETTO.
Durante le prime due settimane di luglio, dall'alto del mio status di disoccupato, mi sono concesso la massacrante e meravigliosa esperienza di volontariato a Caffeina, il noto festival di cultura che si svolge a Viterbo. 
Una sera c'era l'incontro con i cinque finalisti del Premio Strega e mi ritrovo a volontariare proprio in quella location. Fantastico, penso.
Al termine delle interviste con gli autori, mi avvicino al banco con i romanzi in vendita. Medito sulla possibilità di scambiare due parole con uno dei finalisti e opto per il libro della Ghinelli, che ha la mia età, più o meno. Marketing puro. Perché devo essere sincero, avrei preso il libro di Piperno.
Completato l'acquisto mi avvicino al palco. Gli altri autori ci sono, ma Lorenza è fuggita! E così mi ritrovo con La colpa e niente dedica.

Paolo Ceccarini