Quattro passi con Melania G. Mazzucco per capire qualcosa sul mondo dell'editoria

Sono a Caffeina a fare il volontario e mi tocca l'accoglienza a Melania G. Mazzucco. Il mio compito è condurre lei e il suo compagno per le strade di Viterbo - tra il ristorante, la location dell'evento (è qui per presentare Limbo, il suo ultimo romanzo) e via dicendo. Sono molto emozionato. 

La Mazzucco, per chi non lo sapesse, è una scrittrice importante nel panorama contemporaneo. Ha pubblicato sette romanzi, tra i quali Lei così amata, Vita (vincitore del Premio Strega 2003) e Un giorno perfetto, che è diventato un film diretto da Ozpetek. 

1° round. Dall'incontro alla location
La prima impressione è ottima, e rimane intoccata per tutta la serata. Melania è una grande intellettuale, ma non lo fa pesare; ha un'aura imponente, è così intensa e accogliente che pare quasi di essere avviluppati dal suo spessore umano.
Insomma, mi tratta subito da suo pari. A volerle trovare un difetto bisogna arrivare alle sue scarpe. Ma non è un giudizio estetico: è che il plateau non va d'accordo con i sampietrini viterbesi, e in un paio di occasioni abbiamo rischiato di perderla.

La prima chiacchierata con domande mirate, la facciamo percorrendo la strada verso il luogo nel quale avviene la presentazione. 
Le spiego la mia situazione di scrittore in erba, con un romanzo di fantascienza inedito lungo una quaresima (over 670.000 caratteri, per la cronaca) che sto tentando di pubblicare. Lei mi risponde raccontandomi la sua esperienza. 
Il suo manoscritto ha sostato presso numerose case editrici prima di essere pubblicato. Una partenza in salita, insomma. Fino al primo contratto, con un'edizione di 7.000 copie. 
Il quadro odierno dell'editoria è un po' diverso da quello del suo esordio: allora era difficile farsi leggere, ma una volta partito avevi le tue chances. Adesso è più facile pubblicare, in un certo senso, con case editrici piccole e medie, ma è difficile fare il salto di qualità. E nessuno ti stampa 7.000 copie, se non ti chiami Melania Mazzucco.

Mi spiega che il suo pubblico è rimasto costante sin dalle prime opere: un nocciolo duro di lettori affezionati, che le hanno indicato "cosa fare". E le è andata di lusso, a mio avviso, perché la scrittrice può permettersi tematiche difficili e profonde. Voglio dire: non è costretta a scrivere baggianate mainstream.

Infine, mi dice di continuare a scrivere: non è detto che il primo romanzo sia quello giusto per esordire.

La presentazione
Dalle prime parole di Melania, capisco che la donna che parlerà sul palco è la stessa che ho conosciuto io. Gentile, profondamente umana, spontanea. Non ha bisogno di crearsi un personaggio, e riesce a restare perfettamente tranquilla. Come un attimo prima, quando parlava con un ragazzo con la t-shirt bianca di Caffeina.

Il libro, Limbo, tratta un argomento nuovo per la nostra letteratura: la storia di una giovane donna reduce da una missione di pace in Afghanistan, comandante e responsabile di un plotone di trenta soldati.

Mi colpiscono, da scrittorino, le affermazioni della Mazzucco sul suo modo di lavorare. Anzitutto, dice di scrivere quasi di getto. E non parte dall'inizio, ma procede per "scene". Non necessariamente dalla prima, dunque. Poi prosegue con una complessa operazione che lei stessa paragona al montaggio cinematografico. 
Per quanto riguarda Limbo, spiega di aver passato diverso tempo sul ritmo, un aspetto che ritiene molto importante per la sua opera.

Al termine dell'intervista, l'autrice viene assaltata da un'orda di lettrici con il romanzo in mano per il firmacopie. Sono veramente entusiaste: è una partecipazione sentita, vera. 
Lancio un messaggio ai catastrofisti: molte spettatrici hanno acquistato Limbo, venti euro per un testo impegnato. Mi permetto di inserire tra i destinatari dell'appello anche gli editori che si buttano troppo facilmente su linee editoriali "leggère".

2° round. Ritorno alla base 
Durante il firmacopie inizio a chiacchierare con il compagno di Melania, che scrive e lavora nell'ambito editoriale (ahimé, non è un editore). Ebbene sì: comincio a rompere cordialmente le palle pure a lui.
Ne viene fuori che non capisce come ragionino gli editori, quali siano i criteri di selezione. Alcuni pubblicano solo libretti a sensazione a dispetto di quelli che pubblicano anche testi impegnativi. 

Sulla strada del ritorno, l'uomo tira fuori una dritta interessante: mi propone il Premio Calvino. Mi dice che la giuria è onesta e se arrivo tra i finalisti quasi sicuramente ottengo la pubblicazione. (Mi viene da ridere!)

Epilogo
Conoscere la Mazzucco e il suo compagno è stata un'esperienza umana e intellettuale importante. Sono rimasto veramente colpito dalla loro saggia umiltà. Cosa c'è di più profondo e intelligente?





Paolo Ceccarini