Mi chiamo Damon Albarn e faccio quello che mi pare, anche un disco come Dr. Dee (2012)

Si è costruito un nome tanto solido da potersi permettere di fare un album feat. il suo cane (non so se abbia veramente un cane) e registrarlo con il cellulare. Non voglio dire che Damon Albarn faccia musica di cacca. Per carità. Ma che si annoi abbastanza da fare un disco ogni 6 mesi. Tanto ormai può battere le mani e urlare che si ritrova la Parlophone sotto casa a fargli un contratto: "Urla geniali, Damon! Firma qui."

thequietus.com
Albarn è passato dai Blur del brit-pop ai Blur dell'alternative-rock. E anche un pelino world, direi.
Ha scritto Mali Music con Afel Bocoum, Toumani Diabaté & Friends, disco africano, ma proprio africano, con sfumature nebbiose-piovose made in London.
Ha fondato i Gorillaz, progetto che si distingue follemente per le espressioni hip hop, ma che si è infarcito di assurdità (in senso buono) nel tempo.
stereogum.com
Poi sono arrivati i The Good, the Bad & the Queen, che lo hanno visto protagonista insieme a Tony Allen, Paul SimononSimon Tong (tragicamente impoveriti da quest'ultimo).
E Kinshasa One-Two accanto a dieci produttori della DRC Music (Democractic Republic of the Congo Music).
Alla fine arriva il 2012. Siccome lui si sveglia la mattina e fa quel che cazzo gli pare, vomita due album: il primo è Rocket Juice and the Moon, con Tony Allen (sarà il suo amante?) e Flea, e l'altro, firmato Damon Albarn e basta, che si intitola Dr. Dee.
[Se fin qui ho trascurato qualcosa, l'ho fatto proprio apposta.]

DR. DEE
Per capire quanto Damon possa impazzire e farci sorbire qualsiasi cosa, basta ascoltare Dr. Dee. Il disco è ispirato a John Dee. No, non parlo di John Deere, anche se mr. Albarn avrebbe potuto fare anche un disco sui trattori e il mondo (diciamo l'Inghilterra) l'avrebbe acclamato. Ho detto proprio John Dee. E voi direte: e chi cazzo è questo John Dee?
Aspettate che lo cerco su Google!
Il bel John Dee - Wikipedia
Eccolo: John Dee (Londra, 13 luglio 1527 – Mortlake, 26 marzo 1608) è stato un matematicogeografo e alchimista inglese, presso la corte della regina Elisabetta I. Si è dedicato per la maggior parte della vita all'occultismo e alla divinazione
Non credo che occorrano commenti.
Però posso aggiungere un dettaglio: Dr. Dee è ispirato dall'omonima opera lirica che lo stesso Albarn ha composto su commissione del Manchester International Festival (con il quale collabora regolarmente dal 2006).
l'opera lirica di Damon - nytimes.com

Anche qui, tanto mi basta per provare che lui fa quello che gli pare solo e solamente perché non è più un Damon qualunque, ma è Damon Albarn.
Ascoltare il disco è una mezza impresa all'inizio. Altro che i casini di John Dee.
Albarn lo definisce uno strano folk pastorale. Beh, sullo strano siamo d’accordo. Altrimenti non l’avrei neppure ascoltato. Pure l’aggettivo pastorale identifica molto bene alcuni passaggi.

La proposta del leader dei Blur è effettivamente parecchio singolare. Tra la London Philharmonic Orchestra, gli strumenti antichi (quelli dei tempi del caro John Dee), le voci liriche (mi fa notare un amico che a tratti ricordano il vecchio Topolino! Ad esempio nel brano Temptation comes in the afternoon) spezzate da Albarn che parla con la voce effettata su un fruscio fintamente analogico, le percussioni etniche di Tony Allen (Preparation e non solo), gli handclap (più da gospel che da pezzo sixties) e via dicendo, ne viene fuori una creatività esorbitante, una mente senza confini, senza limiti. 



La grande varietà dell’album è data dall’interpretazione musicale della storia del bel (giudicate voi stessi dall’immagine qui a lato) John Dee, in brani spesso brevi, strumentali, folk, che spaziano dai cori da chiesa al suono cinguettante della natura in sottofondo.

Tuttavia non è solo un miscuglio impazzito, un capriccio del londinese, ma un disco con una sua identità, un carattere definito. E’ senz’altro un esperimento andato a buon fine, un’alchimia che fornisce un risultato preciso, solido e sensato. Sensato non suona bene, è vero, ma è il vocabolo che nella mia testa rappresenta meglio la riuscita di un putting together tanto complesso. La fusione degli elementi, infatti, è così accurata da non risultare nemmeno difficile, dopo qualche ascolto, e la musica fluisce in modo naturale. 


L’atmosfera, forse, è una chiave che ha permesso in parte di amalgamare il tutto. E’ buia e oscura, rimanda a un mondo fantastico, onirico e malinconico, piuttosto che all’Inghilterra di Elisabetta I. Il disco non ha un’aura deprimente, ma comunque vivace e pop. E’ un horror di animazione, un videogioco vecchia maniera (A prayer), una tragedia con personaggi a fumetti.
Fatevi questo viaggio nel tempo se siete aperti e masticate tutto. 

IN CONCLUSIONE, Dr. Dee è una delle migliori uscite di Damon "Faccioquelchecazzomipare" Albarn da un po’ di tempo a questa parte. E ora attendiamo il nuovo disco dei Blur che promette faville dato il rientro di un altro pazzo da novanta come Graham Coxon. Chissà se un giorno anche Graham arriverà a fare quello che gli pare come il suo amico. Ma questo è un altro discorso. Intanto godiamoci la caduta di John Dee, alla faccia sua, visto che ormai non può più ribellarsi. Forse...

Paolo Ceccarini