Cosa direbbe un buddha di fronte a Facebook?

Cosa direbbe un buddha di fronte a Facebook?
Probabilmente è la domanda dell'anno: chi di voi non se l'è mai chiesto?
Il tema in questione è stato accennato in un precedente post riguardante i mass media e il caos informativo che disturba la nostra vita contemplativa.

Oggi proverò a rispondervi sulla base delle mie conoscenze sul buddhismo.

A dire il vero, un buddha probabilmente non direbbe niente. Non penserebbe niente. Osserverebbe il fenomeno Facebook e non gli attribuirebbe alcun significato, alcuna etichetta.

Chi cerca, trova. Buddha robot! 
flickrhivemind.net
Fingiamo allora di essere un discepolo e di chiederglielo, così da obbligarlo a risponderci in quanto essere compassionevole.
"Oh, venerabile e sfigatissimo buddha dell'ipermodernità, sapresti indicarmi quali sono le tue riflessioni in merito ai social network e in particolare a Facebook?"
"Caro ignorantone, posso risponderti in italiano o devo usare il pali? Ahahah. Scherzo. Espongo il mio punto di vista - che è la verità assoluta, ci mancherebbe altro - per punti. Perché noi buddha, a partire dal buddha storico, siamo fissati con i discorsi per punti (le quattro nobili verità, l'ottuplice sentiero, ecc.) 
1. Facebook è una grossa pazzia. State lì a sproloquiare su cose inutili per tutto il tempo. A cosa serve? Siete distratti e aumentate la confusione nella vostra mente, affastellate concetti su concetti, mancate la realtà del qui e ora. 
Siate consapevoli in tutto quello che fate, in qualsiasi momento, questo è il mio insegnamento. Nient'altro. A quel punto potrete anche usare il social network, ma vi accorgerete che lo farete in modo diverso.
2. Create le basi per la sofferenza: nutrite l'ego. Facebook è un ego-maker (che vuoi? sono un buddha nel 2012!) estremamente dannoso. L'utente non fa altro che creare una rappresentazione di sé e di fatto fa crescere il proprio sé. E' come un albero che si arricchisce di rami, e ogni ramo è un contenuto. Voi vi identificate con questi contenuti e vi riempite di problemi. Ogni concetto nuovo è un problema. Vi chiederà sempre qualcosa in cambio e voi, d'altro canto, non vorrete farlo morire. Perché vi rende diversi e vi caratterizza. L'ego quindi porta a due problemi concatenati: anzitutto consolida l'ignoranza (la vostra incapacità di vedere le cose così come sono, cioè prive di natura intrinseca in quanto interdipendenti poiché determinate da cause e condizioni, quindi impermanenti). Il secondo aspetto è che l'ignoranza vi porta a distinguere, a separare, anziché unire. Questa mente discriminante crea attaccamento e avversione verso i concetti stessi e le persone che li producono. L'attaccamento e l'avversione sono le radici della sofferenza. 
Quanto vuoi farmi chiacchierare?" 
"Ma io non ho detto niente, signor Buddha." 
"Finirò per aprirmi un account su Facebook anche io. Leggiti questa bella pagina sull'equanimità. Andiamo avanti.
3. Smettetela di vivere nel passato e creare significati attorno ad esso. Parlo delle fotografie. Smettete di fare le foto. Vivete adesso. Lasciate perdere il passato. Siete diversi in ogni momento, non avete un sé proprio per questo motivo. Vivete e basta. E non rompete le scatole. Siete diversi fisicamente. Guardate una foto di dieci anni fa. Siete sempre voi? E la vostra mente? E' la stessa di allora? La mente, come il corpo, è un processo, non un'entità fissa.
Oltretutto create significati anche sul passato e, peggio ancora, mantenete e arricchite di concetti i problemi e i complessi. Ma chi ve lo fa fare porca miseria?"
Buddha 2012 ha risposto. 
Il discepolo lo saluta e si allontana per andare ad accendere il PC.

Dopo questo delirio semiserio, mi viene in mente un'altra pazzia. 

Buddhabook. Ma se dovessero lanciarlo, non avrei l'accesso.

Paolo Ceccarini