Recensione del libro Alla ricerca delle coccole perdute, Giulio Cesare Giacobbe

Ho acquistato il libro Alla ricerca delle coccole perdute di Giulio Cesare Giacobbe diversi anni or sono (è uscito nel 2004) perché avevo già letto e apprezzato altri testi dello stesso autore (Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita e Come diventare un Buddha in cinque settimane - tutti editi da Ponte Alle Grazie). Alla ricerca delle coccole perdute è la summa della psicologia evolutiva, approccio terapeutico congegnato dal prof Giulio Cesare Giacobbe.

Come si intuisce dal titolo, lo stile di Giacobbe è leggero e divertente. Alla ricerca delle coccole perdute, però, non è un libro per sollazzarsi. Se fate un minimo di autocritica e cercate di interpretare il vostro vissuto attraverso i dettami dello psicologo, sarà un viaggio introspettivo intenso, forse addirittura doloroso.
Il tema principale del libro è l'intelligenza emotiva, cioè il modo di vivere e gestire le proprie e altrui emozioni.

Giacobbe parte da una base concettuale: ogni persona dovrebbe seguire un percorso di evoluzione psicologica che si snoda in tre fasi.

  1. Personalità del bambino: necessita di cure e affetto per sopravvivere e crescere.
  2. Personalità dell'adulto: autosufficiente; ha fiducia in se stesso; prende ciò che gli piace senza preoccuparsi di "restituire". L'adulto si gode la vita e basta, è "una merda", citando Giacobbe.
  3. Personalità del genitore: l'adulto che ha imparato a badare agli altri.

Il testo, oltre alla personalità del singolo, analizza i rapporti di coppia, riassumendo le possibili casistiche (bambino-bambino, adulto-bambino, adulto-adulto, ecc.)

L'iter evolutivo va compiuto interamente, pena il rischio di intraprendere relazioni fallimentari, e, peggio ancora, di improvvisarsi mamme e papà senza essere genitori o nemmeno adulti.
Sovente accade che una persona passi dalla casa dei genitori a quella dove vive col partner, facendo del partner stesso il nuovo genitore, conservando la nevrosi infantile. Dunque, afferma Giacobbe, possiamo imbatterci in bambini di settant'anni.

L'individuo dovrebbe non solo attraversare le diverse personalità, ma apprenderle, in modo da poterle attivare a seconda della situazione. Se resta arenato in una sola delle tre personalità, è un nevrotico (si pensi, ad esempio, a un adulto che non ride mai e che non sa farsi bambino, e quindi giocare o chiedere scusa). 
Giulio Cesare Giacobbe si concentra soprattutto sui nevrotici bambini, poiché i nevrotici adulti e i nevrotici genitori sono troppo superbi per chiedere assistenza. Le società agiate consentono ai giovani (anche over 30) di rimanere in casa con i genitori e non imparare a essere autosufficienti. A quasi dieci anni dalla pubblicazione del libro, forse, è la difficoltà a trovare un'occupazione - specie per i numerosissimi laureati - che contribuisce alla cristallizzazione della personalità infantile. Ma crisi economica a parte, i responsabili della nevrosi infantile sono principalmente i genitori che, non riuscendo a separarsi dai figli, li rendono bambini a vita. Le conseguenze sono nefaste: fobie, depressione, angoscia, ansia e via dicendo. Tutti questi stati patologici dipendono da un unico fattore: la paura.

Alla ricerca delle coccole perdute è un utile strumento di autoanalisi. I fondamenti teorici raccolti in questo saggio sfociano nella prassi terapeutica illustrata in La paura è una sega mentale (2010), di cui parlerò in un futuro post.

Dopo Alla ricerca delle coccole perdute, è uscito Come diventare un buddha in cinque settimane (2005), dove Giacobbe aggiunge una quarta personalità, quella dell'essere illuminato e saggio, il buddha (il paradigma evolutivo si estende: bambino > adulto > genitore > buddha).
Ma è troppo presto per conoscere la quarta personalità. Intanto, scopritevi leggendo Alla ricerca delle coccole perdute.
Foto da www.infinitestorie.it

Paolo Ceccarini