La consapevolezza: cosa succede durante la meditazione secondo Giulio Cesare Giacobbe

immagine da
www.anobii.com
Nel libro Alla ricerca delle coccole perdute, Giulio Cesare Giacobbe, psicoterapeuta e professore universitario noto soprattutto per la sua attività di scrittore, apre una prospettiva interessante per intendere lo stato di consapevolezza (o presenza mentale, cioè la piena coscienza del qui e ora), che si consegue volontariamente con la meditazione. Ne parla, infatti, come un meccanismo di difesa dell'organismo, conferendo alla consapevolezza un significato alternativo rispetto a quello che si riscontra generalmente sui testi buddhisti, yogici, tantristi, ecc. Insomma: Giacobbe spiega gli effetti della consapevolezza secondo la psicologia occidentale.
Alla ricerca delle coccole perdute, di cui ho parlato in un precedente post, tratta questo argomento parlando della quarta personalità che l'uomo può realizzare per raggiungere la serenità, ovvero quella di buddha, di essere illuminato.

Propongo lo stralcio di testo in questione, aggiungendo qualcosa tra parentesi quadra per esigenze di celerità.

"[La consapevolezza] E' la funzione cerebrale che ci permette di autoosservarci.
Con essa, noi diventiamo coscienti delle nostre emozioni, dei nostri pensieri, dei nostri atti.
Da osservatori del mondo esterno diventiamo osservatori di noi stessi.
Diventiamo consapevoli.
La consapevolezza non è una funzione sempre attiva.
Anzi, per la maggior parte della nostra vita normalmente non lo è affatto.
Vi sono persone che non attivano mai, questa funzione.
Tuttavia essa a volte si attiva spontaneamente.
In particolare, nei casi di incidenti gravi: ti ritrovi a guardarti dall'esterno, per così dire, e vedi te stesso agire come se fossi un altro.
E' tipico, infatti, in caso di pericolo di morte, la visione della propria vita che scorre come un film.
Questo fa ipotizzare che questo processo costituisca per il nostro organismo una specie di meccanismo di difesa.
Una sorta di spersonalizzazione che mettendo momentaneamente in pensione l'Io impedisce che esso subisca ed introietti nell'inconscio ferite narcisistiche che ne possano compromettere l'equilibrio e quindi la sopravvivenza.
Una specie di valvola di sicurezza della tensione, che non deve oltrepassare il punto oltre il quale essa diviene un atto di auto-difesa.
Lo stato di consapevolezza è dunque un fenomeno naturale anche se non frequente.
Per quanto straordinaria, infatti, è un'esperienza naturale, il divenire consapevoli del proprio stato emotivo o della propria personalità in una situazione particolarmente carica di tensione emotiva.
Ordinariamente, tuttavia, l'esperienza della consapevolezza si presenta come un flash, ha cioè una durata brevissima o comunque temporanea.
Questo, se rimane un processo spontaneo.
Ma come tutte le funzioni umane, anch'esso è in realtà un processo involontario-volontario.
Noi siamo cioè in gradi di attivare il processo della consapevolezza volontariamente, mediante un atto di volontà.
[...]
E' sufficiente infatti che noi spostiamo la nostra attenzione dagli oggetti esterni alla nostra reazione emotiva [...] per realizzare lo stato di coscienza, la quarta personalità.
In questo modo, noi non soltanto entriamo nella nostra quarta personalità e diventiamo consapevoli delle nostre reazioni, ma diventiamo anche capaci di dominarle.
[...] noi siamo dominati da ciò con cui ci identifichiamo ma dominiamo ciò con cui non ci identifichiamo [perché con la consapevolezza diventiamo osservatori delle emozioni negative, pertanto non le sentiamo più nostre: avviene la spersonalizzazione di cui si parlava poc'anzi].

Paolo Ceccarini