Frank You Got Eyes - (Ennesima) recensione di The Americans

In questo spazio parleremo di una delle opere più acclamate di Robert Frank: The Americans, libro fondamentale per chi ama e pratica la fotografia di strada. The Americans è stato un progetto fotografico innovativo e lungimirante. Nel panorama attuale, sempre più saturo di immagini, il libro di Frank – edito da Steidl – è una boccata d'aria sia per il giovane fotografo che per l'esperto.

Don't Blink, il film documentario su Robert Frank
Negli ultimi giorni la figura del fotografo Robert Frank è salita nuovamente alla ribalta grazie alla diffusione di un teaser del film documentario Don’t blink, realizzato da Laura Israel, regista nota per i lavori su David Byrne, Lou Reed e Patti Smith. Don't Blink ripercorre l'intera attività di Robert Frank, maestro indiscusso della fotografia.


Photo © Don't Blink - Robert Frank 

Sulle tracce di Robert Frank. Uno scorcio biografico e l'approdo a The Americans
Robert Frank nasce a Zurigo il 9 novembre del 1924 da una famiglia di origini ebraiche. A partire dalla metà degli anni quaranta inizia la sua attività di fotografo dividendosi tra fotografia di moda – che abbandonerà definitivamente nei primi anni cinquanta – e fotografia di reportage girando il mondo. Nel 1947 si trasferisce negli Stati Uniti. Nel 1948, affronta dei viaggi in Perù e Bolivia (una selezione delle fotografie è apparsa sulla rivista Neuf di Robert Delpire nel 1952 e, quattro anni dopo, sul libro Indiens pas mort).

Nel 1955 Robert Frank è il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale promossa dalla Fondazione Guggenheim di New York. Con i soldi ricevuti viaggia per gli Stati Uniti dal 1955 al 1956, scattando oltre 24.000 fotografie e dando vita a quello che diventerà The Americans. Proprio in questo periodo entra in contatto con la Beat Generation di Kerouac e Ginsberg. Al principio degli anni sessanta abbandona il mondo della fotografia per dedicarsi al cinema.

Robert Frank ricomincia a scattare dopo la scomparsa del figlio ventenne, attorno al '65, con un approccio ben diverso dal reportage. Preferisce uno stile immediato, più artistico, mediante polaroid, collage, procedimenti e graffi sul lato sensibile della pellicola in una sorta di sperimentazione personale che lo avvicina molto all’unicità di un happening. Nel 1994 dona gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che crea la Robert Frank Collection; è la prima volta che accade per un artista vivente.
Il suo contributo al mondo della fotografia è attestato non solo dai continui riconoscimenti internazionali, ma soprattutto dalla capacità di aver raccontato l’umanità, la società, in una semplice parola la vita di un popolo e del mondo intero.

The Americans
The Americans è una vetta, ce ne saranno sicuramente altre ma in quanto unica rimarrà irraggiungibile. Pubblicato a Parigi nell’Ottobre del 1958 da Robert Delpire, nel 1960 vedrà la luce negli Stati Uniti. Con questo progetto Frank ha narrato un’epopea, ha restituito la polvere e il viaggio di Steinbeck utilizzando una macchina fotografica. Sfogliarlo con in sottofondo l’album “The Ghost of Thom Joad” di Springsteen è una goduria totale per occhi, orecchie e cuore.

L’introduzione di The Americans, redatta da Jack Kerouac in lingua inglese, rappresenta l’inizio ideale di un viaggio che difficilmente vi lascerà indifferenti.

“That crazy feeling in America when the sun is hot on the streets and music comes out of the jukebox or from a nearby funeral, that’s what Robert Frank has captured in tremendous photographs...”

Parole e musica richiamate magistralmente da Kerouac in cinque pagine scritte in puro stile beat: essenziali, estemporanee ma sempre dirette alle viscere.

“Robert Frank, swiss, unobstrusive, nice, with that little camera that he raises and snaps with one hand he sucked a sad poem right out of America onto film, taking rank among the tragic poets of the world. To Robert Frank I now give you this message: You Got Eyes.” 

Il libro si compone di 83 fotografie - a fronte delle 24.000 scattate - tutte disposte sul lato destro mentre su quello sinistro, in basso, troviamo la didascalia. Non esiste un vero e proprio percorso narrativo, ma le sequenze si basano spesso su un nesso formale, o grazie al contenuto. Infatti, anche se non è evidente a un primo sguardo, il volume è diviso in quattro sezioni, ognuna delle quali presenta uno scatto che include la bandiera americana. Sfogliando il libro si rimane senza parole di fronte alla maestria con cui si passa dal movimento alla stasi, dall’assenza delle persone alla loro determinante presenza fisica ed emotiva. Un ritmo invisibile ma decisamente evidente quando si comincia a entrare nella storia con il susseguirsi delle fotografie.


 © Robert Frank - The Americans, Steidl 

Robert Frank ha fotografato aristocratici, poveri cristi, bianchi e neri, funerali e parate militari, motociclisti, sguardi intimi sulla quotidianità e la classica America da cartolina con le sue pianure sterminate e distributori nel bel mezzo del deserto. Ha parlato, semplicemente premendo un pulsante, a milioni di persone raccontando l’universalità dei sentimenti e delle situazioni, documentando il contesto sociale e politico della fine degli anni sessanta, a tratti immutato rispetto a oggi (vedi gli scontri dopo le uccisioni da parte della polizia di cittadini afroamericani, l’ascesa di Donald Trump, il tentativo fallito di Obama di frenare gli interessi delle lobby su argomenti come salute pubblica e armi). Insomma il valore di The Americans è universale, racconta le nostre vite al di fuori di tempo e spazio sferrando al lettore un vero e proprio pugno in faccia in pieno stile Beat. Come scrisse Kerouac “hai occhio Frank” e proprio all’occhio sei arrivato con una sensibilità disarmante.

Extra
La National Gallery of Art, grazie alla donazione fatta dallo stesso Frank, ha messo a disposizione sul proprio sito una serie di provini a contatto del lavoro svolto per la realizzazione di The Americans. All’interno di questi provini troviamo scatti che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo, ma anche quelli che sono stati scartati. Interessante notare come a volte girava intorno al soggetto per trovare l’inquadratura migliore scattando diverse fotografie; altre istantanee invece testimoniano la capacità di cogliere il frangente decisivo, la rapidità nel vedere con un pizzico di anticipo l’importanza di un momento. Su questi provini troviamo delle linee che indicavano possibili crop alla foto, la selezione in rosso di quelle da stampare, c’è praticamente il suo modo di scegliere e valutare.



Troverete qua i vari contact sheets. Buon divertimento!

Cristiano Mobidelli