Lost in translation 2.0 - Trascrizione e traduzione dei sottotitoli negli audiovisivi

Continuiamo a parlare di traduzione, entrando nello specifico della sottotitolazione di serie tv, documentari e film.
Il lavoro si compone di due fasi consecutive di cui si occupano due persone diverse:
  1. trascrizione;
  2. traduzione.


Fase 1 - Trascrizione
Pura trascrizione, fatta solitamente da un parlante madrelingua, di ciò che viene detto nel filmato. Questo procedimento può essere semplicissimo o diventare rognoso a livelli inimmaginabili.
Il sottotitolo deve contenere un massimo di 42 caratteri (massimo!) quindi se il parlante favellerà a una velocità ragionevole bisognerà limitarsi a trascrivere, viceversa con l’aumentare della rapidità del parlato sarà indispensabile una riformulazione, sempre tentando di mantenere la sfumatura semantica dell'originale.
Prima di essere assalita da orde di sottotitolatori inferociti, vi comunico che sto parlando esclusivamente dei sottotitoli per udenti. Per adesso ci occuperemo solo di questi, in cui la faccenda è molto più semplice che in quelli per non udenti.
Una parte urticante della trascrizione è la sincronizzazione del sottotitolo con il labiale del parlante, procedimento per il quale sono necessarie parolacce a profusione e la pazienza di Giobbe. Si tratta di sincronizzare il sottotitolo con l’audio a cui è associato, scorrendo il filmato frame per frame.
foto da: http://www.easydiplomacy.com

Fase 2 - Traduzione
Se siamo stati così fortunati da vederci assegnato un file (serie tv, documentario o film che sia) completamente trascritto, il nostro lavoro sarà quello di tradurre i sottotitoli dalla lingua originale del filmato alla nostra lingua madre. In alcuni casi, invece, quando il filmato non è stato trascritto, si passa alla traduzione direttamente dall’audio. In questa fase, il sottotitolo si taglia su due righe, cercando di mantenere una frase indipendente in ognuna.
Comunque, che sia dall’audio, dallo script originale (quasi mai) o dai sottotitoli già trascritti, la traduzione è la parte del lavoro più soddisfacente. Non a livello economico, ovviamente, ma mica si può avere tutto dalla vita.
La diversità tra questo tipo di lavoro e quello letterario sta nel fatto che il pensiero del parlante deve essere racchiuso in un box di due righe. Punto. Può continuare nel box successivo, ma rimane comunque circoscritto a quelle due righe.


Diana Venturelli