Orlando di Virginia Woolf: la lettera d'amore più lunga della storia

Il giovane Orlando possedeva “il più bel paio di gambe che mai abbiano portato un corpo di giovine gentiluomo”. Le gambe appartengono a Vita Sackville-West, amante di Virginia Woolf e alla quale l'opera è ispirata e dedicata.
Edizione Hogarth Press, 1928
Immagine da Wikipedia.
Al di là della decostruzione di un genere consunto come quello biografico, Orlando: a Biography è un'opera intimamente legata alla relazione amorosa dell'autrice con Vita Sackville-West, tanto che lo scrittore Nigel Nicolson la definì “la più lunga lettera d'amore della storia”.
Orlando viene concepito in un periodo di forte sperimentazione per Virginia, sperimentazione personale e sessuale che sfocia nel saffismo, e sperimentazione artistica che si traduce in parodia. Le idee relative al complesso tema dell'identità sessuale fanno già parte della sua esperienza personale, oltre a esser ribadite dal contemporaneo dibattito sulla sessualità. Virginia è sempre stata affascinata dalla più che complessa questione dell'omosessualità, del travestitismo e della confusione dei sessi. Il nipote Quentin Bell racconta che in un pomeriggio di settembre del 1927 Virginia si recò alla festa di Maynard e Lydia Keynes dove le capitò sotto agli occhi, stampata su un giornale, la fotografia di una donna che aveva cambiato sesso; doveva esserne rimasta particolarmente affascinata, visto che non parlò d'altro per il resto del pomeriggio e visto che, poi, ha riportato la questione al centro di Orlando, presentando, in quanto voce narrante e soprattutto biografa imparziale, posizioni discordanti sull'argomento. Al di là del fascino personale che quella tematica esercita su di lei, l'androginismo è anche al centro delle discussioni di Bloomsbury e dei suoi intellettuali particolarmente permissivi in campo sessuale: relazioni con persone dello stesso sesso, casi di bisessualità e adulterio non sono una rarità, tantomeno tabù, ma sono temi ampiamente trattati e sviscerati. È quasi inevitabile, dunque, che tale atteggiamento aperto e tollerante, al quale ella è stata esposta fin da adolescente, abbia innescato le sue riflessioni e influenzato il suo punto di vista.
L'androginismo prende corpo dall'incontro con Vita, sebbene la Woolf non lo faccia inizialmente suo. Dichiara di non sentirsi né uomo né donna, rifiuta l'appellativo di “saffica”, eppure si innamora di una donna, per la prima volta di Madge Vaughan, amica della madre, e poi di lei, di Vita Sackville-West. Vita non era bella, aveva i baffi, indossava colori troppo sgargianti, era virile e non aveva affatto l'estro dell'artista.

Ma chi è veramente Vita Sackville-West? Vita è una donna saffica, un po' donna e un po' uomo, una scrittrice abile e intelligente in cui Virginia ritrova il senso di protezione materno che le è venuto a mancare fin da bambina. Vita assomiglia a un grappolo d'uva matura – immagine ricorrente nell'infanzia di Virginia, utero materno e guscio protettivo. Dopo il primo incontro, il 14 dicembre 1922 presso la casa dal cognato di Virginia, Clive Bell, la loro relazione si apre a una fase sperimentale nel dicembre del 1925; e più avanti la malattia di Virginia gioca un ruolo importante nella crescita di quel sentimento: si sente più vulnerabile e quindi più bisognosa di affetto materno. Inizia, così, a scrivere Orlando, che “sarebbe stato tutto su Vita, sulla sensualità della sua carne, sulla lusinga della sua mente” . Vita accettò di essere analizzata in un'opera, sarebbe stato interessante, ma purché il libro le venisse dedicato; e Virginia la analizzò così bene da credere di averla inventata lei Vita. Il castello di Knole, possedimento della famiglia Sackville e dimora di Vita bambina, diventa anch'esso un personaggio della finzione, la residenza di Orlando che alla fine egli/ella (“poiché dubbio non v'era sul suo sesso”) non potrà ereditare, proprio come Vita.
Oggi il manoscritto woolfiano riposa proprio lì, nel castello della Sackville-West, come se Virginia avesse voluto restituirle ciò che le spettava per l'eternità.

Eleonora Marchetti