Andrea Carraro, Sacrificio - L'amore di un padre [Recensione]

Sacrificio di Andrea Carraro (Castelvecchi, 2017) racconta la parabola dell'amore assoluto con una storia complessa e toccante. Giorgio, il protagonista del romanzo, è una sorta di Gesù sbagliato, un antieroe che fa un patto col diavolo per salvare la figlia Carolina dalla tossicodipendenza. La strada che sceglierà è la più difficile: condividere con lei l'inferno della droga. Solo conoscendo a fondo il dramma in cui si è cacciata, Giorgio potrà tentare di prenderla per mano e spingerla a risalire la china.

«Sono disposto a fare qualunque cosa, ma cosa, cosa?» (...) «Padre Gaetano, un giorno, durante un'omelia pasquale (...), disse di cercare di imitare sempre Gesù (...)».
«E dunque?».
«Me lo dica lei».
Il sacerdote lo guarda dapprima perplesso. Poi suggerisce: «Dunque condividere fino in fondo il dolore e la sofferenza di Carolina (...)»

Un realismo visionario
La trama si snoda su due fronti antitetici. Il primo, iperrealista, racconta la deriva psicofisica provocata dalla dipendenza dall'eroina e la Roma nascosta di spacciatori e prostitute. Il secondo, introspettivo e metafisico, si affaccia su un misticismo visionario. Sacrificando se stesso Giorgio trascina la fede religiosa, confusamente riposta nel Bene e nel Male, nel fango della vita vera, allontanandola da qualsivoglia dio e dalle istituzioni cattoliche, con l'effetto paradossale di esaltarne il valore.

Stile e commento finale
L'idea del libro è eccellente. Lo stile distaccato, né asciutto né ampolloso, figlio della grande letteratura del Novecento, lascia al lettore la libertà di indagare sui significati del romanzo. D'altronde Sacrificio, toccando tematiche diverse e distanti – dal rapporto padre-figlia al senso di colpa, dalla religione (forse sarebbe meglio dire religiosità) ai bassifondi romani – ben si presta a un'analisi stratificata. Ma la tanto decantata complessità è al contempo la debolezza di Sacrificio: il tentativo di unire realismo e visionarietà non risulta sempre efficace o esteticamente riuscito. (Il momento più bizzarro è la chat su Facebook tra Giorgio e il diavolo.) Merito però a Carraro di aver sperimentato; ma soprattutto di averci regalato un romanzo autentico addentrandosi stoicamente negli abissi della disperazione e della droga.

Paolo Ceccarini