Francesco D'Isa, La stanza di Therese (Tunué) [Recensione]

Francesco D'Isa

Therese, anacoreta d'albergo
Il romanzo racconta il ritiro spirituale della malinconica Therese; una buffa ascesi contemporanea che si svolge in una stanza d'albergo. Lo scopo del suo isolamento – fatto di pensieri, meditazione e poco altro – è trovare un'idea del mondo e di sé. Il romanzo è costruito sullo scambio epistolare tra Therese e la sorella (antipaticissima, fatemelo dire) che, invece di rispondere per esteso, si limita a rispedire le lettere aggiungendo a lato dei commenti. Gli appunti della sorella hanno la sostanziale funzione di stimolare l'introspezione di Therese, anziché intavolare un dialogo.
Sulla sinistra, un esempio di commento della sorella di Therese
Narrativa o pamphlet filosofico?
Se l'intendiamo come opera di narrativa, La stanza di Therese è un romanzo debole. Ma è ovvio che l'obiettivo di Francesco D'Isa non sia raccontare una storia, quanto cercare una via alternativa per filosofare. La vicenda delle sorelle, a parte alcuni accenni sulla vita familiare, va sullo sfondo rispetto al soliloquio filosofico.

D'Isa: filosofo e artista visivo
Francesco D'Isa non sperimenta solo con la prosa, fondendo filosofia, narrativa e romanzo epistolare, ma inserisce anche le (proprie) illustrazioni. Il suo linguaggio ibrido, che alterna testo e immagini, fa del libro stesso uno stravagante feticcio.
Come si presenta il libro all'interno.
(Sulla sinistra, il mio pollice.)
Sulla strada per la paradossale scoperta di qualcosa che non c'è: il non sé
Il discorso filosofico di Therese è abbordabile, ma non per tutti (d'altro canto questo non è un libro per tutti!), e si avvale di una rigogliosa bibliografia. Il testo è disseminato delle citazioni dei più grandi filosofi.
Bibliografia molto interessante da cui trarre spunti. 
C'è di mezzo anche la filosofia orientale, in particolare il riscoperto Nagarjuna (uno dei preferiti e più citati dal Dalai Lama, tanto per la cronaca), il quale sosteneva che ogni cosa esiste in relazione alle altre. Questo concetto costituisce uno dei perni dell'esplorazione filosofica di Therese, che è tutta orientata alla trascendenza.

Conclusioni
Nonostante la bella prosa e l'interessante disamina filosofica, La stanza di Therese è talmente breve che le sue potenzialità risultano solamente accennate. L'opera recupera punti grazie alla commistione di generi e stili, considerando che le immagini non hanno un mero scopo ornativo, ma sono elementi significanti che arricchiscono l'esperienza della lettura. Tuttavia questo romanzo, con i suoi pregi e difetti, ha un merito davvero grande: quello di restituire la filosofia alla vita quotidiana. Therese parla di filosofia in modo informale – nei limiti del possibile – facendone uno strumento di investigazione concreto per la ricerca di una stabilità interiore. Perché l'indagine filosofica non serve a imbrattare i libri, ma è un'urgenza che vive dentro di noi.

Paolo Ceccarini