Homo Felix di Giuseppe Cassieri: un romanzo ingiustamente dimenticato

Homo felix, (Marsilio, 2002), è un romanzo di Giuseppe Cassieri (1926-2008), scrittore di lungo corso, presente sulla scena letteraria italiana fin dai primi anni Cinquanta del Novecento.
Cassieri, Homo Felix, Marsilio
Homo Felix: la trama
In virtù del suo rampantismo, Felice Gaudioso (nomen omen) ha saputo scalare la city londinese, diventandone un affermato analista finanziario.
Se non che il caso (o il caos contemporaneo: i due termini sono anagrammabili) lo rimette in contatto con un ex compagno di liceo, Samuel, sfigatissimo conterraneo abruzzese. Inopinatamente, lo sfigato Samuel accelera in Felice un malessere di natura arcaica. Quel malessere che potremmo chiamare mal du pays. Il pays in questione è un antico e vituperevole toponimo: Schiavi di Abruzzo. L'anima di Felice comincia a frullare pensieri e sentimenti che lo porteranno a prendere una decisione che rimodellerà la sua esistenza. Recuperato il legame affettivo col microcosmo d'origine, s'inventerà un ruolo di investitore no-profit con l'obiettivo di trasformare radicalmente l'antico borgo montano, per riscattarlo dalla condizione di marginalità non solo geografica. Una scommessa, la sua, contro le dissennate idolatrie dei giorni nostri. Come finisce? Finisce con un "delitto sordido, obliquo, politico", sul cui sbocco è d'obbligo tacere per evitare lo spoiler.
Ciò che resta è il valore della scommessa in quanto tale. Perché "scommettere in qualcosa, in qualcuno, significa lottare, stuzzicare l'istinto, rimettere in moto la tavola pitagorica e scuotere le palle impallinate"*.
Giuseppe Cassieri a Gaeta - Immagine da Wikipedia
L'autore: Giovanni Cassieri
Prolifico (una ventina di romanzi e una decina di volumi fra racconti, saggi e testi teatrali) e profetico, Giuseppe Cassieri è finito oggi nel dimenticatoio. Pochi ricordano la sua vena ironica, satirica, spesso grottesca. Se ne serviva soprattutto nei romanzi. Basti ricordare Il calcinaccio, una sorta di pamphlet sul degrado della scuola quale simbolo di un profondo e più vasto disagio. Romanzo che, presentato da Umberto Eco, fu finalista al Premio Strega.
Pochi ricordano come l'estro speculativo di Cassieri si esercitasse nel gioco romanzesco con uno stile personalissimo, graffiante, che impugnava la sferza pure nella scelta delle parole.
Nell'Homo felix, per esempio, così criticava il "talamo (...) ancoraggio coatto di ogni politica demografica":

"Il letto a due piazze, simbolo dell'epica coniugale, sarà deriso domani come noi deridiamo la cintura di castità. Per ragioni opposte, si capisce. La cintura limitava la crescita, il letto matrimoniale [...] la incrementa. Ma come la incrementa? Per quali accrocchi spermatozoici? Ne indico alcuni: per abbrivio, per postura, per effetto termico, per un rigurgito ormonico, per tamponare una bocca che russa, per sublimare la molestia di un capufficio, per vincere l'insonnia... Un ripostiglio di copule inevase. [...] In sintesi: il sesso coniugabile, coniugale, coniugato, è un sottoprodotto di Eros come [...] l'astrologia è un sottoprodotto della cosmologia" (pagg. 92-93).

Pochi ricordano, infine, che da intellettuale poliedrico qual era fu, con Natalia Ginzburg, capace di imporre alla televisione di stato alcuni soggetti allora "scabrosi". Sua la firma in calce alla trasposizione televisiva del Don Giovanni in Sicilia** di Vitaliano Brancati. La fiction, come diremmo oggi, interpretata da Domenico Modugno e Rosanna Schiaffino, ebbe un successo clamoroso.
Chissà che qualcuno dei suoi prestigiosi editori (Garzanti, Mondadori, Feltrinelli, Longanesi, Marsilio fra gli altri) non lo ristampi, regalandogli post mortem la vetrina che merita.

Marco Quarin

* La frase sul valore dello "scommettere" è tratta da Scommesse e altri racconti, Manni, 2006.

** Don Giovanni in Sicilia è disponibile su Raiplay a questo indirizzo.