Dentro la pancia del mondo: Dimentica di respirare di Kareen De Martin Pinter


Dimentica di respirare (tunué, 2018) è il secondo romanzo della scrittrice bolzanina Kareen De Martin Pinter.
Immagine da www.ibs.it

Giuliano pratica l'apnea da quando, ragazzino, sfidava a gare di resistenza il fratello Giovanni, con il quale la vita non è stata clemente. Ma è dall'incontro con Maurizio, allenatore rinomato, che smettere di respirare diventa performance. Giuliano si esercita, partecipa a competizioni, batte record. Gli allenamenti con Maurizio gli aprono una finestra sul suo mondo interiore, insegnandogli l'umiltà e la moderazione fuori e dentro l'acqua. Impara, così, a mettere tra parentesi il fisiologico bisogno di ossigeno accogliendo tutte le sue zavorre “fatte di memorie d'aria”. E lo fa attraverso una meditazione continua sul proprio mantra personale: “dimentica di respirare” Sott'acqua controlla il corpo, i suoi movimenti. Controlla l'equilibrio, non la forza.

Sul fondo del mare: tra le braccia della madre
Ma non è solo questo. Immergersi significa tornare. Imparare a tornare dove tutto è cominciato. Scivolare sul fondo è, per Giuliano, un viaggio verticale tra i ricordi e le ferite originali nel tentativo confuso di riprenderli, riesaminarli, alla ricerca dell'espiazione. È nell'apnea che egli entra davvero in contatto con il proprio inconscio, ed è solo nella profondità del mare che ha la possibilità di purificare se stesso e sviluppare la consapevolezza per una nuova rinascita. Lì, nel buio fluido e indistinto di un gigantesco utero che rimescola la sua coscienza e lo avvolge a protezione. E come venire al mondo è rinascere a una vita nuova, riemergere dal mare è essere partorito ancora, non senza dolore: l'aria frusta i polmoni, la tosse devasta il corpo. È solo dimenticando il respiro che Giuliano ritrova il controllo e ricrea se stesso, nella profondità di un mare che rigenera come una donna.

Un romanzo femminile
Le figure femminili sono centrali in tutta la narrazione. Le ama, le pescatrici giapponesi con cui in passato Giuliano ha praticato l'apnea, tornano continuamente sotto forma di ricordo o allucinazione. Sono creature ctonie, simbolo - femminile - dell'unione del protagonista con il mare. Allo stesso modo, Mary è una delfina ferita che deve essere riabituata a nuotare prima di poter tornare libera.

Con una scrittura sferzante e introspettiva, Dimentica di respirare è un romanzo implacabile, femminile, in grado di trascinare il lettore, come in un flutto armonioso, tra i ricordi, l'immaginazione e la realtà del presente. Il viaggio di Giuliano è, in definitiva, un'odissea verso il centro delle cose, una discesa fino al punto più profondo della coscienza dove è possibile riordinare tutti i sé prima di rinascere, ancora.

Nessuno spettacolo, solo un uomo con la faccia sott'acqua a cercare di strappare qualche secondo in più alla morte per asfissia. Perché senza mangiare o senza bere si può vivere anche parecchio tempo, ma senza respirare è diverso. L'apnea era impietosa. Talvolta la odiavo, proprio per questo. Talvolta avrei desiderato non risalire mai. Là sotto tutto era diverso, l'acqua è ottocento volte più densa dell'aria in cui si vive sulla terraferma, e anche il modo di vedere, sentire, pensare, il modo in cui batte il cuore, come si spostano i pensieri, è diverso. (p.34)